
Da Youtube a Facebook, passando da Instagram, LinkedIn, Twitter, Pinterest e il più recente TikTok, in questo articolo ti spieghiamo come funzionano gli algoritmi dei principali social network.
Nel mondo del marketing si sente spesso parlare di algoritmi, nonostante si tratti di un concetto che riguarda prevalentemente matematica e informatica.
E allora, perché se ne parla?
La ragione è molto semplice: gli algoritmi sono alla base del funzionamento di motori di ricerca e social media, e conoscere il loro funzionamento permette anche di comprendere come massimizzare la propria attività sulle varie piattaforme, campagne adv incluse.
In questo articolo ci concentreremo sul funzionamento degli algoritmi dei vari social. Prima di entrare nel vivo del discorso, però, è necessario rispondere a una domanda…
Cos’è un algoritmo?
In poche parole, un algoritmo è una successione ordinata, finita, deterministica e non ambigua di istruzioni e passaggi che definiscono le operazioni da eseguire per ottenere determinati risultati.
Tradotto in questo campo: i social hanno l’obiettivo di offrire agli utenti un’esperienza di coinvolgimento all’altezza delle loro aspettative e in funzione delle finalità di ciascuna piattaforma.
Per farlo, ogni social utilizza un algoritmo.
Questo cerca di comprendere quali sono le preferenze e gli interessi di ogni utente per proporgli contenuti attinenti e utili a soddisfare le sue esigenze.
Sicuramente, se utilizzi di frequente i social, avrai notato che su Facebook, Instagram, YouTube o qualsiasi altra piattaforma compaiono determinati contenuti e suggerimenti che sembrano fatti apposta per te.
E certamente avrai sentito dire che questi contenuti non sono uguali per tutti i fruitori della piattaforma, bensì cambiano in base a ogni persona.
Ecco, questo è il “segreto” degli algoritmi dei social.
Ora, senza entrare in tecnicismi, scopriamo come funziona ogni piattaforma social in modo da comprenderne le dinamiche e sfruttarle a nostro vantaggio, per far crescere il business, monetizzare, aumentare le conversioni e raggiungere gli obiettivi prefissati.
Con la doverosa premessa che ogni azienda o brand deve selezionare con attenzione su quali social essere presente in funzione del settore in cui opera, degli obiettivi di marketing, del budget a disposizione e, soprattutto, della target audience che vuole intercettare.
Ed è possibile ottenere tutte queste preziose informazioni grazie a uno strumento fondamentale per pianificare una strategia digital efficace: l’analisi del mercato e dei competitor online.
Vediamo ora, uno ad uno, come funzionano gli algoritmi alla base dei principali social.
Come funziona l'algoritmo di YouTube
Partiamo da uno dei social più popolari nel mondo: YouTube. La prima cosa da precisare è che su YouTube lavorano 2 tipi distinti di algoritmi: uno relativo alla monetizzazione e alla demonetizzazione, e l’altro dedicato alla ricerca, chiamato search and discovery.
Esiste infatti una policy molto stringente con le indicazioni sugli argomenti che si possono trattare e quelli che invece vanno evitati; contenuti relativi a questi ultimi, infatti, possono essere bannati o andare incontro a una monetizzazione ridotta o addirittura nulla, anche nel caso in cui il numero di visualizzazioni fosse elevato.
Questa considerazione ci dà una prima informazione utilissima, e cioè che per creare contenuti vincenti su YouTube bisogna valutare qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere: monetizzare o aumentare le visualizzazioni?
Da questa prima, decisiva risposta dipendono tutte le scelte sul tipo di contenuto da pensare, realizzare e pubblicare.
A proposito di contenuti, YouTube (come tutti gli altri social), mira alla qualità più che alla quantità, e per la piattaforma i video vengono considerati singolarmente.
Se lo stesso canale o lo stesso utente pubblicano video che hanno ottenuto un determinato numero di visualizzazioni, queste non influiranno sulla resa dei video successivi.
Insomma, ogni video vive di valutazione propria: l’algoritmo search and discovery andrà in questo caso a verificare se il video risponde alle ricerche degli utenti.
Inoltre, ogni video viene valutato in relazione al trend del momento e quanto quel video porta l’utente a restare sulla piattaforma. Come potrai immaginare, questo tipo di contenuti sono quelli che ricevono una maggior considerazione da parte dell’algoritmo.
Come funziona l'algoritmo di Facebook
Passiamo ora al caro “vecchio” Facebook, del quale ciclicamente si decreta la morte, ma che ancora oggi rappresenta una piattaforma utilizzata da milioni di persone in tutto il mondo.
L’algoritmo di Facebook analizza il comportamento di un utente raccogliendo informazioni sulle sue preferenze e mostrando, per ciascuno, i contenuti che potrebbero interessargli di più.
Per poter fare questo, l’algoritmo analizza tutti i post potenzialmente disponibili per essere visualizzati, ne “legge” il contenuto, assegna a ciascun contenuto un punteggio e, in base a questo, l’ordine di visualizzazione sul feed.
Inoltre, l’algoritmo analizza il tipo di interazioni che solitamente ha il singolo utente, la tipologia di contenuto che predilige (immagini, news, video, eccetera) e la popolarità che ogni post sta ottenendo.
In base a queste informazioni Facebook propone, non solo contenuti condivisi dalle persone appartenenti alla cerchia di amici o da pagine/gruppi a cui si è iscritti, ma anche una serie di contenuti suggeriti e pensati appositamente per quell’utente.
Inoltre ci sono contenuti che vengono fortemente penalizzati dalla piattaforma, e di recente se ne è spesso sentito parlare.
Ci riferiamo a contenuti clickbait (post con titoli sensazionalistici per invogliare l’utente a cliccare), fake news e contenuti che invitano troppo direttamente l’utente a lasciare un like o un commento.
Come funziona l'algoritmo di Instagram
Ancor più di quanto avviene su Facebook, su Instagram il tipo e l’ordine con cui compaiono i post nel feed (ma anche nelle stories) evolve continuamente.
Questo perché l’interesse espresso da un utente, anche se sporadico, è per questo social molto importante, motivo per cui propone contenuti che siano correlati e simili a quelli con i quali si è interagito.
Grazie al contributo dell’intelligenza artificiale, l’algoritmo di Instagram valuta diversi fattori legati al comportamento di ogni utente:
Il numero di account seguiti;
La frequenza di accesso all’app;
L’interesse manifestato verso post, stories o reels;
Il numero di interazioni.
Infine, l’algoritmo tiene conto anche della freschezza dei contenuti; post più recenti continuano ad avere priorità sugli altri.
Come funziona l'algoritmo di LinkedIn
Cosa accade invece su LinkedIn?
Ogni volta che sulla piattaforma viene condiviso un nuovo contenuto, l’algoritmo lo esamina per capire se è spam, di bassa qualità o un buon post.
Questa classificazione determina quali post compariranno per primi sul feed di LinkedIn e per quanto tempo rimarranno visibili.
Successivamente, ogni post viene analizzato per verificare la reputazione dell’account che lo ha condiviso e il numero di reazioni che gli altri contenuti pubblicati hanno ottenuto.
Questo crea una sorta di autorevolezza del profilo, tanto che un altro elemento analizzato dall’algoritmo è quello legato alle interazioni.
Più reaction un contenuto ha ottenuto, più quel contenuto verrà riproposto.
Non solo: ogni volta che otterrà nuove reaction e visualizzazioni verrà mostrato sul feed degli utenti potenzialmente interessati fino, in alcuni casi, a diventare virale.
Tra i fattori che l’algoritmo considera indice di alta qualità di un contenuto ci sono anche il numero di commenti che riceve e le menzioni.
Più un utente viene taggato, infatti, più la sua visibilità aumenta. Per quanto riguarda invece i commenti, ricordiamo che il loro peso per l’algoritmo è molto maggiore rispetto a una semplice reaction, proprio come è maggiore il coinvolgimento richiesto all’utente.
Per riassumere, LinkedIn è un social molto orientato all’engagement e tutto quello che contribuisce ad aumentarlo è visto di buon occhio dall’algoritmo.
Come funziona l'algoritmo di TikTok

TikTok è uno dei social che ha ottenuto più notorietà negli ultimi anni, quindi è chiaro quanto sia importante conoscerlo a fondo.
L’elemento probabilmente caratterizzante di questa piattaforma è la capacità di tenere gli utenti incollati allo schermo.
Obiettivo che viene perseguito proponendo contenuti capaci di catturare l’attenzione degli utenti e invogliarli a visualizzare il contenuto successivo, in un loop potenzialmente infinito.
Questo meccanismo di proposizione di video interessanti per l’utente si basa sulla capacità di un contenuto di essere in linea con ciò che un gruppo di persone (target) è intenzionata a vedere.
A differenza di altri social, infatti, TikTok non valuta il numero di follower che un profilo ha, ma quanto il contenuto appena pubblicato sia in grado di catturare l’attenzione.
L’algoritmo analizza i contenuti in base a:
Il numero di interazioni (like, condivisioni e commenti);
La lingua e la posizione geografica;
Il tipo di dispositivo utilizzato;
Le informazioni di ogni singolo video (hastag, didascalie e musiche vengono valutate per la loro capacità di rivelarsi interessanti).
Inoltre, come avviene per quasi tutti i social, l’algoritmo di TikTok verifica quali sono gli interessi dell’utente, in base a:
La sua disponibilità a vedere un contenuto per intero o meno;
La sua tendenza a rientrare o meno sulla piattaforma;
Il tempo speso sulla stessa.
Video scrollati prima della conclusione non otterranno grande visibilità e l’algoritmo eviterà di proporre contenuti simili all’utente.
Leggi anche → Come non far floppare i tuoi contenuti su TikTok
Come funziona l'algoritmo di Pinterest
Nonostante sia spesso sottovalutato e snobbato per concentrarsi su altri social, è importante conoscere come funziona anche l’algoritmo di Pinterest e come sfruttare i meccanismi a proprio vantaggio.
Come per gli altri social, tra i parametri di cui l’algoritmo tiene conto ci sono il numero di followers, le impression, i like e i commenti che ogni contenuto riceve, ma anche i click ottenuti dai link e il numero di salvataggi che quel pin ottiene.
Se ti stai chiedendo cos’è un pin, sappi che si tratta di un “segnalibro” grazie al quale gli utenti possono salvare i loro contenuti preferiti sulla piattaforma, per ritrovarli facilmente tutte le volte che vogliono.
Tornando al topic principale, è importante precisare come l’algoritmo condivida il pin innanzitutto con la propria cerchia di followers e poi, in base alle interazioni ottenute, estende la visualizzazione anche ad altri profili.
Questo meccanismo consente di acquisire nuovi follower e aumentare esponenzialmente la visibilità dei successivi post.
Ma l’algoritmo di Pinterest, proprio come quello di Youtube, tiene conto anche di un’altra macro area: la ricerca per parole chiave.
Sulla base delle ricerche effettuate dall’utente, infatti, la piattaforma darà maggiore visibilità ai contenuti che ritiene provenire da fonti affidabili, che sono ottimizzati per l’algoritmo e che utilizzano keyword rilevanti.
Come funziona l'algoritmo di Twitter
Chiudiamo questa nostra rassegna parlando di uno dei social più discussi degli ultimi tempi, soprattutto in merito ai suoi eventuali passaggi di proprietà e alle sue, vere o presunte, capacità di orientare l’elettorato di alcuni Paesi.
Lo stato attuale dei fatti è che, nonostante spesso si sia annunciata l’incapacità di Twitter di resistere nel tempo, rimane uno dei social più utilizzati.
Il flusso di notizie che compare sul feed di ogni utente non è più determinato solo da un mero ordine cronologico, ma da diversi parametri. Tra quelli noti rientrano:
La data di pubblicazione (Twitter è un social orientato alle notizie più recenti);
Il numero di interazioni ricevute (click, like, retweet);
Il rapporto che si ha con l’autore del tweet (vengono mostrati prevalentemente tweet di persone con le quali si è già interagito);
La tipologia di contenuto che solitamente si guarda (testo, video, immagine o link).
Algoritmi in continuo mutamento
Naturalmente, quanto visto finora potrebbe non essere più valido tra qualche mese. Gli algoritmi delle piattaforme social sono infatti in continua evoluzione.
Le ultime novità? Ad esempio, Instagram ha annunciato la possibilità, a breve, di tornare al feed in ordine cronologico.
In conclusione, possiamo dire che gli algoritmi dei social hanno sia elementi in comune che peculiarità che li differenziano l’uno dall’altro.
Se c’è un elemento condiviso che non va mai sottovalutato, è quello di premiare i contenuti che sono utili e interessanti per gli utenti.
Ecco perché quando si progetta e sviluppa un piano editoriale social bisogna tenere conto di quali persone riceveranno quei contenuti, ragionare sui loro interessi, sulle preferenze e le necessità.
Attenzione, però, a non basarsi esclusivamente sulle funzionalità dell’algoritmo! Il rischio è di realizzare un contenuto non orientato al proprio pubblico e, di conseguenza, inutile.
La visibilità e la vendita, infatti, sono per le persone, non per gli algoritmi; questi sono solo i mezzi per arrivare al fine e sono da considerare come degli alleati da sfruttare all’interno delle proprie strategie.
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